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Smart working, dopo un anno siamo pronti al futuro del mondo del lavoro?

di Giulia Castaldini*

Smart working, dopo un anno siamo pronti al futuro del mondo del lavoro?

La recente indagine “Smart Survey” di Great Place to Work® Italia, realizzata per analizzare l’esperienza di lavoro da remoto dell’ultimo anno e conoscere la preparazione delle aziende italiane al cosiddetto “new normal”, ha raccolto le risposte dei collaboratori di circa 300 tra aziende ed enti pubblici. L’esperienza di Great Place to Work e l’indagine React di inizio 2020 individuano come condicio sine qua non di un ambiente di lavoro pronto allo smart working la fiducia dei responsabili nei confronti dei collaboratori e, quindi, l’abbandono di una dinamica di controllo sul lavoro del loro team.

I manager

Giulia Castaldini di Great Place to Work
Giulia Castaldini di Great Place to Work

Ciò deve necessariamente abbinarsi alla volontà di osservare e promuovere lo smart working da parte di coloro la cui azione sensibilizza il prossimo sia all’interno sia all’esterno dell’azienda, vale a dire il management. Se confrontiamo a distanza di un anno la percezione dei collaboratori relativa alla fiducia ricevuta dai propri responsabili vediamo però che non c’è stata alcuna variazione: il dato rimane ancorato a 6 persone su 10.

Un’ evoluzione culturale rimane quindi imprescindibile per quelle organizzazioni che sembrano continuare a ridurre lo smart working a una sorta di placebo per periodo di crisi in attesa di tornare alla “normalità”, affinché inizino finalmente a considerarlo come la sperimentazione necessaria per identificare le caratteristiche del mondo del lavoro che ci aspetta.

*Consulente di Great Place to Work® Italia

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